Velocissimi, gli AC 50, vere e proprie barche volanti, promettono spettacoli mozzafiato alla 35esima edizione della Coppa America
by Emilio Martinelli; photo: Ricardo Pinto
A Valencia, il 14 febbraio 2010, il vento era a 8 nodi. Ma nella seconda regata della 33a Coppa America Cup BOR 90, il trimarano di BMW Oracle Racing, raggiunse i 26,8 nodi: 3,6 volte il vento reale. Per la Coppa si apriva la nuova fase dei multiscafi voluta dal “boss” di Oracle Racing Larry Ellison e dal suo braccio destro Russell Coutts. Ecco come si è arrivati agli AC 50, le “barche volanti”.
Le regole di stazza del catamarano per la 34a Coppa nel 2013 a San Francisco sono state pubblicate il 30 settembre 2010. Si tratta dell’AC 72 con randa alare di 260 mq di superficie. Sulla carta dovrebbe navigare a 1,2 – 1,6 volte la velocità del vento reale. Ma per arrivare a San Francisco, permettere ai team di fare pratica e creare un evento pre-Coppa, nasce anche un altro cat con ala rigida: l’AC 45. È un monotipo con cui vengono organizzate le America’s Cup World Series.
L’AC 72 “volante” stupisce
Sono i Kiwi a varare il primo AC 72 nel luglio 2012. E a scoprire (inventare) che l’AC 72 naviga più veloce del previsto ma, grazie a speciali derive curve a L, i foil, e timoni con pala a T rovesciata, può pure “volare”. Il primo “volo” dei Kiwi è il 6 settembre 2012. E da allora la vela è quella dei foil.
Ac 62 e Ac 45
A giugno 2014, l’annuncio della classe per la 35a Coppa. È l’AC 62. Lungo 19 metri per 11,75, un equipaggio di 8, è più gestibile, meno costoso e ha foil e timoni a T rovesciata. E, anche per l’AC 62, c’è una barca da allenamento. È la versione con foil dell’AC 45 che diventa così l’AC 45 F. Non è passato un anno dall’annuncio dell’AC 62 che defender e tre dei cinque sfidanti di allora cambiano barca che diventa la più corta nella storia del Trofeo.
La nuova Ac Class
Nasce la nuova AC Class, una box rule per catamarani lunghi al massimo 14,65 metri. Gli AC 45 F che danno vita al circuito pre-Coppa delle Louis Vuitton America’s Cup World Series. Alcuni team sviluppano un’ulteriore versione dell’AC 45 F, denominata AC 45 S, barca-laboratorio dove sperimentare liberamente le soluzioni da applicare, nel caso, sulla barca della Coppa. Ribattezzati inizialmente AC 48 e poi AC 50 (ma il nome ufficiale è AC Class senza numeri) i nuovi cat per sei persone della 35a America’s Cup sono in gran parte dei monotipi con scafi costruiti da cantieri diversi ma su stampi identici, così come identici sono altri elementi come l’unica vela non rigida o il sartiame, imposti dalla stazza.
Ma sono i foil, il loro disegno e profilo, più o meno curvo con quello che viene chiamato “uptip” (la parte finale della L che genera la portanza) più o meno accentuato così il loro dimensionamento (sono le “ali” che sopportano tutti i carichi) e ancora il disegno dei timoni, cruciali nel controllo dell’assetto longitudinale in volo, le sfide che hanno impegnato team e progettisti. Sfide rese più difficili dalle regole che prevedono la costruzione di soli quattro foil per team. Tutto questo unito all’altro aspetto cruciale del “volo”: la produzione e la gestione dell’energia necessaria all’impianto idraulico con cui manovrare superfici veliche e appendici di una imbarcazione dove ricerca aerodinamica e idrodinamica sono portate al massimo.
Tutto questo senza dimenticare l’equipaggio al quale chiedere le massime prestazioni, ma anche garantire tutta la sicurezza possibile. Perché queste sono barche che, negli allenamenti, hanno navigato a 48 nodi (poco meno di 89 km/h). I 53 nodi e i 100 km/h sono davvero vicini quando, dal 26 maggio, si farà sul serio.