La Classe Mini650 da sempre luogo di sperimentazione per carene, linee d’acqua e piani velici, accoglie oggi la nuova sfida della prua “non-prua” di David Raison

Ancora una volta la Classe Mini650 è il banco di prova per un’innovazione, questa volta al limite della stravaganza. Eppure potrà influenzare, se dimostrerà la sua validità, tutte le altre classi oceaniche come già successo con la canting keel ormai molto diffusa sugli Open 60 e i VOR 70. Ogni rivoluzione, o supposta tale, ha un nome: questa porta la firma dello skipper David Raison, secondo nella Transat650 del 2003 tra le barche di serie, e del suo Mini650 Magnum. Invertendo completamente la tendenza di affilare il più possibile il dritto di prua, la barca di Raison ha al posto della zona prodiera “tradizionale” una specie di mezzo pallone da rugby orizzontale facile da confondere con una poppa.
Una non-prua che sembra una poppa
Dato per scontato che questa “non-prua” non è una bellezza, capiamo dove nasce. La risposta è nelle parole dello stesso Raison: “Ho disegnato e testato con l’aiuto del computer, tra il 2005 e il 2008, una decina di linee d’acqua. Sono partito sia dalle soluzioni già adottate per i Mini650 più veloci, sia sperimentando nuove forme senza tabù progettuali”. In questo paniere di barche emerge come più performante proprio uno scafo ispirato agli Scow dei laghi del Nord-America. Quelli che da oltre 100 anni hanno nelle carene piatte con una prua tronca il loro elemento distintivo.
L’illuminazione!
Raison, “illuminato” da questo esperimento progettuale e confortato dal fatto che ci sono pochi monoscafi più performanti degli Scow, costruisce il suo Magnum. Ipotizza che a parità di condizioni meteo, possa portare il 20% di superficie velica in più rispetto a un Mini650 tradizionale.
L’approccio è coraggioso e non privo di fascino, ma anche convincente? Più che alle andature portanti le perplessità nascono sulla bolina con mare formato. Il fitto programma di regate di Raison ci darà la risposta.
Simon Mastrangelo
