Solidità costruttiva e doti marine consentono a Sunbeam 36.1, l’ultimo nato del cantiere austriaco, di affrontare in tutta tranquillità ogni tipo di mare. Ecco le sue caratteristiche
di Maurizio Ferrato

Una barca costruita e pensata da chi va in barca, per chi in barca ci va davvero: questa può essere la sintesi della mia prova del secondo esemplare del nuovo undici metri Sunbeam 36.1. Il cantiere austriaco, fondato da Johann Schochl nel 1838 a Mattsee, 20 km a nord di Salisburgo, è gestito da una coppia di cugini eredi del fondatore (uno dei quali armatore dello scafo numero uno). È caratterizzato da una profonda tradizione nella falegnameria e nell’attenzione ai dettagli. Qualità e solidità ci sono e si sentono, dagli interni alla coperta, ma ovviamente tutto questo ha un prezzo! Ecco caratteristiche e prestazioni.
Sunbeam 36.1: uno Sports Luxury Cruiser
Se proprio devo trovare un difetto a questo modello, forse lo posso individuare proprio nel listino. Anche perché non è ricchissimo di dotazioni standard. Il nuovo 36.1, progettato da Georg Nissen, viene definito uno Sports Luxury Cruiser, con disegno della carena a metà strada tra uno scafo da regata e uno da charter. Rappresenta quindi un ottimo compromesso tra prestazioni veliche e abitabilità interna. Inoltre, assecondando i recenti dettami della filosofia dell’easy sailing, può essere facilmente gestito anche da un equipaggio ridotto. Così coniuga piacere della navigazione e sicurezza in tutte le condizioni.
Pregi
- Qualità costruttiva generale
- Sistema di accesso alla plancetta
Difetti
- Estetica tavolo di serie in pozzetto
- Dotazione standard non ricchissima

Navigazione
Molliamo gli ormeggi del marina di San Giorgio di Nogaro e procediamo lungo il canale che ci porta alla Laguna di Marano. Il motore Yanmar saildrive eroga 29 cavalli, sufficienti per raggiungere 6,3 nodi a 2.500 giri, mentre con supplemento è possibile scegliere il modello da 40 cavalli. Il tratto di mare al di fuori della laguna ci accoglie con vento fino a 20-25 nodi, ma onda non troppo formata: si naviga con una mano di terzaroli. La randa della Doyle prevede due stecche full batten in alto (per consentire una migliore regolazione della vela) e due corte in basso. A prua è previsto un genoa avvolgibile, per un totale di circa 60 metri quadri di tela.
Manovre
La barca è ben equilibrata, merito anche del buon rapporto tra zavorra e dislocamento (33%). Risulta abbastanza facile e morbida al timone, grazie ai porta-boccole in acciaio inox e alle boccole auto-allineanti. Risalgo e ridiscendo il vento varie volte per testare l’imbarcazione in tutte le andature. Risultato: il Sunbeam 36.1 tiene sempre un bel passo, superando i 9 nodi al traverso. Inoltre è sempre preciso nella rotta nonché nei cambi di mura, sia in virata che in abbattuta. Nei bordi di bolina, caratterizzati da numerose raffiche di vento, il 36 piedi austriaco rimane intuitivo e prevedibile nel comportamento, lasciando tutto il tempo per le doverose correzioni in piena sicurezza. Anche in condizioni di forte sbandamento, gli strumenti posti sopra il tambuccio, protetto da un parabrezza opzionale, rimangono sempre ben visibile. La posizione più ovvia spesso è quella migliore.
Costruzione
Il cantiere predilige avere un alto “ballast ratio” nei propri modelli, ritenendolo uno dei principali fattori positivi incidenti sulle qualità marine di un’imbarcazione. La conseguenza di questo è un maggior peso totale a parità di lunghezza, quindi un armo maggiorato. Maggiori sono anche gli sforzi strutturali: la soluzione risiede in una costruzione più sofisticata e in una maggiore qualità del processo produttivo da parte dei 70 dipendenti del cantiere, con conseguente aumento dei costi.
Scafo
Lo scafo è laminato a lenta polimerizzazione (almeno 60 ore) in un unico stampo, utilizzando per i primi tre strati resina isoftalica, garanzia di una buona protezione contro l’osmosi. La resistenza alle torsioni è ottenuta grazie a una struttura di madieri e longheroni, laminata a mano e interamente fazzolettata allo scafo. Il rivestimento esterno di quest’ultimo è realizzato in gelcoat ad alto spessore steso a pennello, con ulteriore primer sull’opera viva prima dell’applicazione dell’anti-vegetativa. La giunzione tra scafo e coperta è realizzata tramite incollaggio con collante acrilico e imbullonamento. Il bulbo è in ghisa mentre i prigionieri sono in acciaio inox.
“Gli strumenti sopra il tambuccio sono sempre ben visibili: la posizione più ovvia spesso è quella migliore”
Coperta
Il pozzetto è dominato dalla bella ruota in acciaio, generosa rispetto alla media, ma che avrei preferito di dimensioni addirittura maggiori, e dalla relativa colonnina con bussola sovrastante. Ovviamente anche in questo caso è stato effettuato un compresso tra fruibilità al timone ed esigenze crocieristiche. Le manovre sono tutte rinviate in pozzetto, comprese le borose dei terzaroli della randa (a vantaggio ancora una volta della sicurezza in navigazione). C’è un apposito alloggiamento per le code delle drizze; quattro i winch Harken presenti, due 35 sulla tuga e due 40 sui paraonde del pozzetto.
Dettagli da rivedere e optional
Unico dettaglio forse poco azzeccato è il tavolo di serie in plexiglass opaco, ma è comunque disponibile come optional una versione in teak. Sulla tuga sono presenti oblò tradizionali, ma risultano praticamente a filo. Infatti sono stati previsti alloggiamenti recessi (incluse le vie di scolo per l’acqua) al fine di ridurre al minimo l’ingombro e il rischio che le cime si possano incattivire. Nascosto anche il salpancora a prua, che dispone di una potenza di 700 Watt. La barca sulla quale mi trovo è dotata, come optional, oltre alle vele, del riscaldamento Webasto (a scelta il mod. 3900 e il mod. 5500). Inoltre del pacchetto doccia interna (che include boiler e impianto drenaggio acque grigie) e del Vhf Raymarine (tre le versioni disponibili, 49E, 55E, 240E).
Caratteristiche degli interni

Due gli allestimenti previsti tra cui scegliere, senza supplemento di prezzo: Elegance e Avantgarde. Il primo prevede arredi in teak africano (più chiaro e mielato rispetto a quello del Myanmar). Il secondo si differenzia per le paratie bianche e per il pagliolato, scuro o bianco in base alle scelte armatoriali. Le lavorazioni interne di falegnameria sono eseguite con estrema cura, così come le finiture, utilizzando impiallacciature ad alto spessore: tre gli strati di verniciatura. Il layout prevede un quadrato molto luminoso con divani contrapposti (dotati di un pratico sistema di sollevamento dello schienale sia per accedere allo spazio sottostante che per ispezionare le lande).
Cabine e bagno
A prua c’è una cabina con porta scorrevole, a sinistra la cucina e la seconda cabina (decisamente spaziosa, sia come dimensioni del letto che come stivaggio). A dritta il bagno con spazio doccia separato e la zona carteggio rivolta verso poppa. Molto gradevole la raccordatura degli arredi, che sono stati studiati dal cantiere insieme a un gruppo di designer. Il risultato, pur rimanendo sobrio, è decisamente contemporaneo, immediatamente distinguibile dalla concorrenza, senza sconfinare in eccessi e con alcune soluzioni davvero pratiche soprattutto nella zona cucina e in bagno, ma anche in pozzetto.
Tanti altri modelli di barche, con le loro caratteristiche, sul Giornale della Vela.